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Chiara Polita “Di qua e al di là del Piave – La Grande Guerra degli ultimi”

FIDAPA 22 Gennaio 2016 (1)Il 22 Gennaio 2016, alle ore 18 presso l’Hotel Continental , la Sezione di San Donà di Piave – F.I.D.A.P.A. – BPW ITALY presenta il libro di Chiara Polita “Di qua e al di là del Piave – La Grande Guerra degli ultimi” edito da Mazzanti Libri, un intenso lavoro di oltre 350 pagine con una ricca documentazione iconografica da originali della collezioni dell’autrice: fotografie, cartoline, libri, giornali e documenti d’epoca relativi alla storia del territorio, collezionati dai tempi dell’Università e che ancora ad oggi costituiscono motivo di ricerca per la studiosa.
La presentazione, nella quale si illustrerà il volume anche in relazione al ruolo della donna in quella circostanza storica, si svolgerà con il supporto della proiezione di immagini che accompagnerà la relazione dell’autrice.
“La Grande Guerra degli ultimi”, con una prefazione di Sergio Frigo, in venti capitoli racconta la Grande Guerra dal punto di vista sociale, spaziando su distinti argomenti, seppur inevitabilmente connessi: profughi, paesaggio, acqua e bonifica, arte, scuola e molti altri aspetti che hanno al centro la persona che in ogni ruolo, ambito sociale, sesso ed età fu parte di quel dramma vissuto su entrambe le sponde delle allora opposte trincee.
“Sono molte le immagini che restano impresse, in queste pagine, per la loro vividezza” scrive Sergio Frigo nella prefazione del libro e che in relazione ad alcuni capitoli evidenzia: “si affrontano temi solitamente poco frequentati dalla storiografia, come la ‘desacralizzazione’ dei paesaggi della guerra, distrutti dai bombardamenti e dalle devastazioni, e la speculare “sacralizzazione” successiva dei teatri delle battaglie più sanguinose, in primis il fiume Piave che di queste pagine è ovviamente protagonista; quindi la gestione delle salme dei caduti e la tutela delle opere d’arte e dei monumenti del territorio, lo spionaggio, la diffusione delle malattie, gli effetti del conflitto sull’economia locale. L’autrice riesce a raccontare tutto questo con grande partecipazione, non disgiunta al rigore scientifico, grazie al ricorso a documentazione di prima mano (…). Un lavoro, questo di Chiara Polita, che conferma la convinzione, ormai sempre più radicata a tutti i livelli, che la realtà tragica della guerra si percepisce solo affrontandola dal basso, piuttosto che affidandosi alle ricostruzioni e ai bollettini ufficiali”.
Ad oggi, tra articoli e monografie Chiara Polita ha all’attivo oltre 40 pubblicazioni in ambito saggistico di storia ed arte del territorio e 16 in ambito di poesia e narrativa. Tra gli ultimi importanti studi monografici realizzati, oltre a quelli relativi alla storia del territorio già noti (sullo Jutificio sandonatese e sulla figura dell’aviatore della Grande Guerra Giannno Ancillotto), l’ampio saggio su uno dei maestri dell’Ottocento veneto (in “Adorato Musile” di L.Bincoletto e L.Smaniotto), il pittore Vittorio Emanuele Bressanin (1860- 1941), attivo a Venezia, ma nato a Musile di Piave. L’autrice è inoltre consigliere corrispondente del CEDOS Centro Documentazione Storica sulla Grande Guerra di San Polo di Piave.
Il libro, frutto di un lavoro di ricerca di diversi anni e che ha comportato oltre sei mesi di scrittura, sta riscuotendo interesse e già nell’occasione della prima presentazione alcune persone hanno condiviso con l’autrice frammenti di ricordi di famiglia relativi ad esperienze di profugato della Grande Guerra, costituendo ulteriori inedite e preziose testimonianze.
Nell’ultimo volume si propone quindi una “grandezza” della guerra dal basso: non dal punto di vista ufficiale delle imprese, ma da quello sociale degli ultimi, di coloro che tra capo e collo, nelle terre anfibie del Basso Piave, si trovarono a vivere quell’esperienza, scorticati di ogni certezza, forma e sostanza. Il corso d’acqua, prima sacro per la vita, lo divenne poi per la morte agli occhi dell’Italia intera, caratterizzandosi come nuovo asse che spartì innanzitutto un perimetro emotivo.Ultimi furono coloro che restarono “di qua del Piave”, in terra occupata; furono i profughi “di là del Piave”, ultimi arrivati in altre città italiane; furono gli indifesi di fronte alla violenza, alla fame, agli stenti: bambini e anziani. Ultime e prime furono le donne, con la loro fragilità e al tempo stesso sorprendente forza e coraggio. Ultimi accanto alla popolazione in zona occupata furono i religiosi, spesso unico punto di riferimento per la comunità, straniera nella sua stessa terra. Ultimi a restare nei luoghi del conflitto, ultimi a partire per un ritorno a casa in Italia, in Europa o verso solenni sacrari furono i soldati che riposavano nei piccoli e silenziosi cimiteri militari dei luoghi del conflitto.
Ultime furono molte opere d’arte, rimaste come segno di ciò che era la bellezza di luoghi ed edifici prima della guerra: ultime ad essere imballate verso località protette per salvarle dalla distruzione, ultime risparmiate per devozione o per pietà. Ultimo fu anche il paesaggio, dissacrato o consacrato, comunque per sempre trasformato dalla Grande Guerra. Ultimi eroi furono coloro che dalla drammatica esperienza della Grande Guerra maturarono un senso di
impegno civico contro ogni sopruso alla libertà e dignità umana, animati da una profonda solidarietà verso altri ultimi: divennero spesso questi, attraverso la Resistenza, i nuovi protagonisti dell’altra tragica e dolorosa pagina del Novecento, quale la seconda guerra mondiale.

video:  https://www.youtube.com/watch?v=tWyl4199QUg

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