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Fidapa Cesena “Cittadinanza al femminile, dal voto alle donne al voto per le donne”, Ricordo di due figure femminili di grande impegno sociale e politico

download (3)“Cittadinanza al femminile, dal voto alle donne al voto per le donne”. Questa la tematica proposta da Fidapa Bpw Italy sezione di Cesena per venerdì 18 alle ore 16.00, presso l’Auditorium dell’Istituto musicale Corelli a Palazzo Nadiani, via Dandini 5. La finalità dell’iniziativa, inserita nel calendario del “marzo delle donne” col patrocinio del Comune, del Forum Donne e di Asp Cesena-Valle Savio è quella di favorire una sempre più significativa partecipazione delle donne alla vita della comunità umana. Introduce la presidente Maria Grazia Bartolomei, porta i saluti agli intervenuti Francesca Lucchi Assessore alle Politiche delle Differenze. Relazioni di Maria Laura Lanzillo dell’Università di Bologna su “Il genere della cittadinanza. Una riflessione storico-teorica”; Paola Dal Toso, dell’Università di Verona che tratterà di “Una cittadina impegnata: Antonietta Giacomelli”.
“Si tratta di una riflessione sul percorso delle donne verso i diritti di cittadinanza _ precisa la presidente Bartolomei_, con particolare riferimento agli scritti di Hannah Arendt (1906-1975) filosofa, storica e scrittrice ebrea-tedesca e perciò perseguitata dal regime nazista, e più in specifico sulla costituzione della cittadinanza, sull’immaginazione antropologica del cittadino, sul perché dell’esclusione delle donne, su come la riflessione filosofica femminile abbia criticato la logica maschile del potere e che cosa ad essa ha contrapposto. Esemplificazione d’impegno di cittadinanza al femminile è quella di Antonietta Giacomelli (1857 – 1949), esponente scomoda per il proprio tempo del modernismo cattolico, che ha affermato il ruolo della donna nell’educazione, nel giornalismo e nella letteratura, ma anche nella guerra, come infermiera volontaria crocerossina, che si è prodigata nelle cure di tutte le vittime del primo conflitto mondiale e nell’impegno civile in senso ampio”.

 

Hannah Arendt (Hannover, 14 ottobre 1906 – New York, 4 dicembre 1975) è stata una filosofa, storica e scrittrice tedesca naturalizzata statunitense.  Nata in una  famiglia appartenente alla borghesia ebraica  decisamente benestante, pur non avendo ricevuto un’educazione religiosa di tipo tradizionale,  non negò mai la propria identità ebraica, a cui dedicò tutta la vita nello  sforzo di comprendere il destino del popolo ebraico e si identificò totalmente con la sua storia.
Allieva di Heidegger a Marburg nel 1929 si laureò in filosofia ad Heidelberg. Dopo l’avvento al potere del nazionalsocialismo e l’inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, la Arendt abbandona la Germania nel 1933 attraversando il cosiddetto “confine verde” delle foreste della Erz. Passando per Praga, Genova e Ginevra giunge a Parigi, dove conosce e frequenta, lo scrittore Walter Benjamin e il filosofo e storico della scienza Alexander Koiré.
Nella capitale francese collabora presso istituzioni finalizzate alla preparazione di giovani ad una vita come operai o agricoltori in Palestina (l’Agricolture et Artisan e la Yugend-Aliyah) Ma gli sviluppi storici del secondo conflitto mondiale portano Hannah Arendt a doversi allontanare anche dal suolo francese. Internata nel campo di Gurs dal governo Vichy in quanto “straniera sospetta” e poi rilasciata, dopo varie peripezie riesce a salpare dal porto di Lisbona alla volta di New York, che raggiunge insieme al coniuge nel maggio 1941. Fino al 1951, anno in cui le verrà concessa la cittadinanza statunitense, rimane priva di diritti politici. Dal 1957 comincia la carriera accademica vera e propria: ottiene insegnamenti presso le Università di Berkeley, Columbia, Princeton e, dal 1967 fino alla morte, anche alla New School for Social Research di New York.

Antonietta Giacomelli nacque a Treviso il 15 agosto 1857 da Angelo e da Maria Rosmini, parente del filosofo Antonio Rosmini. Proprio dall’ambiente familiare, ricevette il senso profondo della fede cristiana, unito, però, alla propensione critica a coniugarla con le istanze della modernità. Dal padre, di nobile famiglia, in gioventù mazziniano, derivò una propensione alla politica, motivata da sicure istanze liberali e risorgimentali. Dopo un periodo di peregrinazioni per l’Italia si stabilì a Roma; nel 1889 pubblicò a Milano il suo primo romanzo, Lungo la via, cui seguirono Sulla breccia (Firenze 1894) e, più tardi, a ricordo di nuove esperienze, A raccolta (Milano 1899).
Le tre opere, scritte in forma quasi diaristica, univano alla finalità di educare le nuove generazioni femminili alla fede, la volontà di promuovere e diffondere un’idea cristiana di giustizia economica quale, in quegli anni, andava diffondendosi in Europa.Le questioni inerenti la giustizia sociale e la promozione culturale e religiosa della donna furono, di fatto, fra gli obiettivi fondamentali e costanti dell’azione della Giacomelli  in ambito culturale e sociale
Quest’attenzione ai temi della condizione femminile si concretizzò, sul piano politico, nella militanza nella Lega democratica nazionale, primo tentativo dei cattolici italiani di organizzarsi in forma partitica.
Dal 1924 al 1926, fu vicepresidente dell’Unione nazionale giovani volontarie italiane, un’associazione con finalità educativo-religiose che fu infine sciolta per far posto alle istituzioni di regime. Coll’avvento del fascismo, la Giacomelli abbandonò ogni attività pubblica ritirandosi in un pensionato di suore a Rovereto, dove attese in silenzio e povertà a opere caritative e all’esercizio della letteratura.
Continuò, infatti, a scrivere, pubblicando anche alcuni volumi, fra cui Ultime pagine (Milano 1938). Tra il 1941 e il 1942 ebbe poi l’autentica consolazione di veder ristampato, col permesso del S. Uffizio, l’Adveniat in un solo volume con il titolo di In Regno Christi. La Giacomelli morì a Rovereto il 9 dicembre 1949 a 92 anni

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