Un codice rosa da adottare per prevenire la violenza contro le fasce deboli – A Matera convegno Fidapa

convegno_matera2Si è tenuto a Matera venerdì 5 dicembre (inizio ore 17) presso la Prefettura il convegno sul tema “Buone pratiche per riconoscere la violenza”, organizzato dalla Fidapa-Bpw Italy – Distretto Sud-Est –Abruzzo,Basilicata,Molise,Puglia, in collaborazione con il prefetto Luigi Pizzi. Il convegno, che ha rilevanza nazionale, ha dato particolare rilevo al Codice Rosa “che – spiega la Prefettura in una nota – costituisce un eccellente esempio di ‘buone pratiche’ nel campo della prevenzione e del riconoscimento della violenza nei confronti delle fasce deboli.

Il Codice Rosa si propone, infatti, di prevenire e preservare la dignità delle fasce più deboli che subiscono violenza attraverso il lavoro sinergico di Autorità Giudiziaria, Prefetture, Forze di Polizia e Aziende Sanitarie che danno vita ad una rete di sostegno in grado, in tempi certi e rapidi, di assicurare le risposte più adeguate alle diversificate esigenze delle vittime. Uno strumento operativo ad alto contenuto innovativo, attivato già in diverse regioni italiane con la sottoscrizione di un apposito protocollo” .
Ha presieduto i lavori la presidente nazionale Anna Lamarca. Sono intervenute le presidenti dei distretti nazionali e autorità politiche e istituzionali.  Il codice rosa identifica un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, senza distinzione di genere o età, quindi non solo donne, ma anche bambini, anziani, disabili, immigrati e omosessuali, persone che, a causa della loro condizione di fragilità, più facilmente possono trovarsi in una situazione di debolezza e vulnerabilità e quindi diventare vittime di violenza.

A queste persone, grazie al codice rosa, già adottato in alcune regioni d’Italia, vengono garantiti immediate cure mediche, protezione e sostegno psicologico.  L’incontro di Matera, come afferma Anna Lamarca, presidente nazionale Fidapa, nasce dalla necessità di interrogarsi su quali siano oggi le politiche di contrasto e prevenzione della violenza, cogliendo l’opportunità della nomina di Matera “Capitale Europea della Cultura 2019”.
Nella consapevolezza che il fenomeno della violenza è anche un problema culturale si è tentato “un approccio diverso” trattandolo come “ fenomeno ampio e trasversale, che incrocia dimensioni eterogenee, rappresentazioni simboliche e potere, vissuti e tratti psicologici, ruoli e contesti culturali” . Si sono proposti  interventi da concretizzare grazie a percorsi formativi e all’impegno di Fidapa, nel portare all’attenzione dell’opinione pubblica le buone prassi, per un’azione efficace sostenuta da norme legislative che ne assicurino il successo.
L’obiettivo che la Fidapa sostiene è che il coordinamento tra le diverse figure dello Stato impegnate a contrastare la violenza – tratto distintivo del codice rosa – diventi pratica nazionale con l’approvazione di una legge.

PROGRAMMA CONVEGNO-page-001 (2)Nel 2014 sulla scia dell’esperienza grossetana, il Codice Rosa diventerà nazionale, come aveva ribadito lo scorso ottobre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin parlando ad un convegno nella scuola superiore di Polizia, a novembre poi lo ha anche confermato il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Cecilia Guerra in visita al centro coordinamento vittime di violenza del ‘Codice Rosa’ di Grosseto.
Qui il vice ministro ha elogiato Vittoria Doretti che coordina la task force contro la violenza.  Ha messo a punto in quattro anni un protocollo di intervento che ora è diventato esempio nazionale, lavorando con una squadra composta da 40 persone tra personale medico e paramedico, forze dell’ordine, associazioni di volontariato, psicologi e assistenti sociali. Ne è nato anche un libro “Codice rosa. Il magico effetto domino” (Pacini Editore).  Il libro racconta storie, riporta le testimonianze degli operatori, e dà conto dello spirito di squadra, della sinergia di risorse, della stretta integrazione tra istituzioni che caratterizza il prezioso lavoro della task force. L’effetto domino del titolo fa riferimento al circolo virtuoso che la task force mette in moto, sia “contagiando” tutti gli operatori che ne vengono a contatto, sia stimolando le vittime a denunciare, portando alla luce casi che altrimenti resterebbero sommersi. Una rivoluzione in un sistema sanitario parcellizzato e dunque carente nella catena di attribuzione delle competenze. Il Codice Rosa è un percorso di accoglienza che parte da una stanza dedicata all’interno del pronto soccorso. Una stanza rosa è un posto speciale, uno spazio protetto, un luogo dove vengono accompagnate le vittime e da dove non escono se non quando si sentono pronte. Sono gli operatori ad entrare, con cautela e rispetto, senza stressare la persona e in un atteggiamento di disponibilità totale. È bene che in ogni stanza rosa ci sia un computer per permettere alla vittima di sporgere denuncia direttamente. Gli agenti delle forze dell’ordine entrano nella stanza solo in borghese, per non creare disagio. In ogni caso non va fatta nessuna pressione rispetto alla formalizzazione di una denuncia, bisogna rispettare la volontà e i tempi di ognuna. A Grosseto dopo l’attivazione del Codice Rosa si registrano circa 500 casi di violenza ogni anno ma fino al 2009 se ne segnalavano solo un paio: non erano riconosciuti e trattati con le cautele che avrebbero meritato, e non c’era dialogo con le questure. La vera rivoluzione sta nell’aver creato un sistema che funziona perché ogni parte è strettamente correlata all’altra, affinché nessun operatore si senta più solo.  Da Grosseto parte poi la formazione con corsi in tutta Italia, stanno per partire unità in Calabria, Puglia, Basilicata, Veneto. Ci sono sentinelle sparse capillarmente a cominciare per esempio dalle farmacie, cui si rivolgono spesso persone che cercano cure veloci per lesioni e contusioni per evitare di andare negli ospedali. Sono molti i farmacisti che partecipano ai corsi del Codice Rosa e con ottimi risultati, a loro volta poi formano altri colleghi. Per questo si parla  di un effetto domino che sta dando risposte incredibili da parte della popolazione .È proprio il caso di dire che dalla piccola Grosseto è partita un’impresa unica, una rivoluzione per dare uno stop vero alla violenza verso i più deboli, in tutta Italia e non solo.

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