Fidapa San Donà di Piave – Convegno: “Vivi come mangi”

GRUPPO RELATORI. rid
Carla Ciani Bassi, Alda Picone, Sandro Cabassi, Imma Vanzo e Maria Migliore

L’alimentazione è uno specchio della nostra vita e si è evoluta nei secoli, prodotto del territorio, del clima, delle vicende storiche, degli apporti culturali e dei popoli con i quali siamo venuti in contatto, dice chi siamo e a quale comunità apparteniamo. Ma l’alimentazione condiziona la salute, l’economia, la politica, la legge. Di questo parleranno le socie relatrici Alda Picone, Presidente del Mercato Generale di Bolzano, Paola Sbisà, Medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, Membro AIDM e componente della Commissione Salute della BPW International, Carla Ciani Bassi, già Responsabile distrettuale Commissione Ambiente,  ed infine Sandro Cabassi,  responsabile Fondazione Banco Farmaceutico in rapporto con enti socio assistenziali di Venezia, sostituisce la Presidente dell’Associazione  Banco alimentare del Veneto ONLUS Adele Biondani.  La  Presidente della Sezione di San Donà di Piave, Imma Corniello Vanzo, dopo aver motivato le ragioni della scelta del tema e ringraziato la consigliera Maria Migliore per l’ apporto organizzativo,  passa la parola per un saluto al rappresentante del Consorzio di Bonifica del Veneto Orientale, Sig. Walter Corazza, che ringrazia per la concessione della prestigiosa Sala Ronchi da parte del Consorzio. Porge i saluti l’assessore alla Cultura Chiara Polita, socia della Sezione di San Donà di Piave.

E’ presente in sala la classe 2M dell’ITCS “L.B.Alberti” di San Donà di Piave, che presenta un video sul risparmio alimentare e sulla lotta allo spreco e al cibo nocivo, risultato vincitore del Concorso Contro Consumo, che la Regione del Veneto ha bandito in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, nell’ ambito delle proprie iniziative EXPO 2015. L’interessante iniziativa che ha messo in luce già i temi che saranno trattati nel convegno offre lo spunto alla Dott.ssa  Alda Picone per focalizzare il suo intervento su un aspetto estremamente importante nella prevenzione allo spreco alimentare, cioè imparare a fare “la spesa consapevole”. Infatti ridurre gli sprechi è una priorità per tutti. Anche semplici azioni da parte dei cittadini, produttori, rivenditori, ristoratori per raggiungere la sicurezza alimentare possono favorire una migliore sostenibilità ambientale. Tra i comportamenti utili per ridurre gli sprechi suggerisce il metodo per fare una spesa consapevole, cioè evitare di acquistare grandi quantitativi di derrate alimentari, che sicuramente in parte non consumeremo e quindi getteremo alimentando così il quantitativo  già esorbitante di cibo non utilizzato, che permetterebbe a molti indigenti di sfamarsi. Attenersi alla lista della spesa, acquistare solo il necessario, preferibilmente prodotti locali, sicuri, che non richiedono lunghi tragitti e quindi si evitano spreco di energie inquinanti oltre che economicamente dispendiose, se possibile utilizzare prodotti al km zero, freschi, stagionali, in particolare frutta e verdura. E’ chiaro che la preferenza va data ai prodotti nazionali, protetti dalle leggi italiane che sono  abbastanza rigide, sostenute da controlli accurati.  Sono accorgimenti che permettono di avere cibi freschi e sicuri. Tuttavia non devono mancare nel carrello della spesa tutti quei prodotti che l’industria alimentare mette a nostra disposizione, ma va fatta attenzione alla loro durata. Dobbiamo controllare la scadenza degli alimenti  sugli imballaggi. Se è presente la frase ” Da consumarsi preferibilmente entro il….” possiamo con sicurezza consumare il prodotto ben conservato,  per alcuni giorni oltre la data di scadenza, anche se alcune caratteristiche organolettiche, come  il sapore e l’odore,  possono  essersi  leggermente modificate. Il vero significato della data è per quanto tempo il prodotto alimentare non aperto e correttamente conservato manterrà il suo sapore specifico, l’odore, il colore, la consistenza e il valore nutrizionale. Nel caso in cui la data di scadenza fosse preceduta dall’ indicazione “da consumarsi entro….” che è obbligatoria su ogni singolo imballo,  a partire dal giorno successivo alla scadenza i prodotti sono considerati a rischio, a prescindere da ogni effettiva e concreta valutazione. Ricordiamo che la data di “scadenza entro….” si applica solo ai prodotti rapidamente deperibili dal punto di vista microbiologico. La riforma europea dell’etichetta entrata in vigore il 13 dicembre 2014 ha lo scopo di armonizzare tutte le norme nazionali e in particolare evidenziare le sostanze allergizzanti o che possono procurare  intolleranza, da evidenziare con chiarezza nella lista degli ingredienti, usando anche accorgimenti grafici come il grassetto, il colore, la sottolineatura. In conclusione la dott.ssa Picone ci fa un quadro del cittadino consumatore: è persona attenta all’impatto del proprio stile di vita, è sensibile al concetto di sviluppo sostenibile, è orientato verso lo sviluppo consapevole.

Dott. Paola Sbisà
Dott. Paola Sbisà

La Dott.ssa Paola Sbisà  inizia il suo intervento con uno slogan “Cibo sano, buono….da morire!”,infatti il cibo è nutrimento, socialità e piacere. Consumare cibi buoni ci dà un piacevole senso di soddisfazione, sensazione variabile e diversa da un individuo all’altro o in diversi momenti della vita di uno stesso individuo. Le sensazioni destate dagli stimoli gustativi sono riconducibili a cinque principali sapori alla cui evocazione sono preposti recettori specializzati, situati in zone diverse della lingua: amaro, aspro, salato, dolce, umami (saporito, dato principalmente dal glutammato ed aspartato, praticamente il quinto gusto). Chi si abitua a cibi salati difficilmente apprezza il cibo non elaborato, fresco, sano, ma l’eccesso di sapore può creare dipendenza. Del resto siamo vittime dell’industria alimentare che conosce e studia la sapidità degli alimenti e quindi fa uso di additivi emulsionanti, addensanti, esaltatori della sapidità, che a lungo andare danneggiano la salute. Il cibo appetitoso attiva il cervello mediante segnali sensoriali più o meno veloci ed intensi o più lenti per processi di lenta assimilazione. Le droghe attivano lo stesso sistema mediante effetti farmacologici intensi e rapidi.  I meccanismi del piacere possono attivarsi attraverso il cibo, il sesso, le droghe e vengono mediati dai medesimi circuiti prevalentemente a trasmissione dopaminergica.

Cibi buoni da morire (Bliss point o punto di beatitudine) definisce la concentrazione perfetta di zuccheri e grassi e sale che porta, chi assume un alimento, alla massima sensazione di piacere. Le multinazionali alimentari hanno investito in  ricerca sensoriale con l’obiettivo di produrre alimenti irresistibilmente buoni, capaci di indurre l’increzione di dopamina e conseguente forte sensazione di piacere, per cui ci si abitua e diviene necessario aumentare la dose o la frequenza dell’assunzione dell’alimento.

Questi alimenti altamente sapidi e ad alta intensità energetica vengono definiti obesogeni ed hanno la proprietà di stimolare l’assunzione di cibo, stimolare l’anabolismo, indurre alterazioni omeostatiche cellulari e metaboliche, aumentare il deposito di trigliceridi nell’adipocita, e l’adipogenesi. La scelta del cibo, quindi, che noi crediamo volontaria e consapevole è in realtà condizionata da fattori multipli : endogeni ( stato metabolico nutrizionale della persona, influenze endocrino  e ormonali, fame e sazietà sussistenti al momento della scelta, cultura e istruzione in grado di condizionarli) ed esogeni ( condizionamento “pavloviano” da parte dell’industria alimentare e condizioni sociali ed economiche). Quindi per concludere: scegliere cibi freschi e genuini, leggere le etichette, cucinare non a lungo, usare minime quantità di olio extravergine d’oliva possibilmente crudo, conservare  gli alimenti in recipienti di vetro, o plastica senza BPA, evitare contatto a lungo con pellicole protettive, non riscaldare in recipienti di plastica.

Carla Ciani Bassi

Ma cosa fare concretamente contro lo spreco alimentare e l’impoverimento delle risorse naturali? E’ il tema affrontato da Carla Ciani Bassi, che si sofferma sulla nuova legge francese, entrata in vigore il 3 febbraio  che regolamenta, punendolo, il“gaspillage alimentaire”, ovvero lo spreco di prodotti ancora commestibili. Il provvedimento impedisce ai supermercati di distruggere gli alimenti invenduti, obbligandoli a conferirli alle Associazioni benefiche. E’ un tentativo di ridurre gli 8 milioni di tonnellate di cibo francese che finiscono in pattumiera. La norma si rivolge ai supermercati grandi, di almeno 400 mq e prevede sanzioni pecuniarie anche gravi se non si osserva la legge, ma anche il commercio al dettaglio può subire sanzioni. Questa legge è nata da una petizione che aveva raccolto centinaia di migliaia di firme, evidenziando che il problema è molto sentito dalle comunità. In Italia la legge  Spreco zero, che prevede tra l’altro incentivi fiscali alle imprese donatrici, è ancora ferma in Parlamento. Sempre per ridurre gli sprechi è partita intanto la fase pilota del progetto Family Bag, promosso dal ministero dell’Ambiente, che punta a rivoluzionare le abitudini degli italiani al ristorante. Nel circuito di ristoratori aderenti sarà possibile chiedere una contenitore per portare a casa le pietanze avanzate. La fase pilota coinvolge 100 ristoratori in provincia di Padova. Poi il progetto sarà gradualmente esteso ad altri territori e regioni italiane.

Anche in Francia si è aggiunto il provvedimento che va nella direzione di combattere lo spreco alimentare, cioè l’obbligo per i ristoranti ed i bistrot di distribuire la “Doggy bag”, la cosidetta sciscetta o sacchettino per portare a casa gli avanzi. Abitudine già in uso ai tempi dei Romani, diffusissima negli Stati Uniti. Da un’indagine pare che in Italia, ma anche in Francia prevalga la ritrosia dei clienti a chiederla, comunque le idee si consolidano con l’uso e diventano abitudini. Il fatto che lo spreco di cibo diventi un reato offre una risposta tangibile alla lotta alla povertà, che resta tra gli obiettivi della lotta allo spreco alimentare. Nel mondo ci sono 800 milioni di persone che convivono con la malnutrizione, mentre , per citare l’Italia, si lasciano nei campi enormi quantitativi di prodotti non raccolti.  Un altro aspetto della legge  francese che l’Italia dovrebbe recepire subito è la realizzazione di programmi di educazione nella scuola primaria che abbiano come obiettivi il rispetto del cibo, la consapevolezza del danno economico dello spreco, e che le risorse naturali sono limitate (acqua, energia…).

Sandro Cabassi rid.
Sandro Cabassi

Ed in Italia dove vanno a finire i prodotti che i supermercati non vendono o sono vicini alla data di scadenza? L’Italia è un paese dove il volontariato è diffuso, il Veneto è tra le regioni italiane più generose. La Fondazione Banco alimentare è una Onlus italiana che si occupa della raccolta di generi alimentari e del recupero delle eccedenze alimentari della produzione agricola e industriale e della loro ridistribuzione a strutture caritative sparse sul territorio che svolgono un’attività assistenziale verso le persone più indigenti.

In Italia il Banco Alimentare arriva nel 1989, grazie all’incontro tra il Cavalier Danilo Fossati, fondatore della Star, e Monsignor Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. Prendono spunto e promuovono insieme questa nuova opera di carità, sull’esempio della Fondacion Banco de Alimentos di Barcellona.

Il Banco Alimentare opera attraverso quattro canali principali di raccolta:
• il recupero delle eccedenze presso l’industria alimentare e la grande distribuzione, raccogliendo generi alimentari invenduti o non più commercializzabili.
• il recupero dalla ristorazione organizzata e dalla grande distribuzione organizzata grazie al programma Siticibo.
• la distribuzione degli aiuti alimentari dell’Unione Europea di cui la Fondazione è uno dei chapter italiani.

Volontari del Banco Alimentare a Venezia
Volontari del Banco Alimentare a Venezia

• la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che si svolge ogni anno nell’ultimo sabato di novembre, con una raccolta di generi alimentari non deperibili presso i supermercati italiani e durante la quale si chiede ai clienti di donare una parte della loro spesa ai bisogni dei più poveri.

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