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Lucrezia Borgia, donna di talento penalizzata dalla Storia

locandina-Lucrezia Borgia-page-001La Sezione di Lonigo, nell’ambito del Tema Nazionale “I talenti delle donne…….” vuole comprendere  che cosa vuol dire avere talento e come questo si è espresso e si esprime attraverso l’analisi storica di tante figure femminili che hanno contribuito e ancora di più oggi contribuiscono ad arricchire con le proprie capacità  il tempo nel quale vivono o hanno vissuto.

Il giorno 1 febbraio 2016, presso Palazzo Pisani, Piazza Garibaldi a Lonigo, la Prof.ssa Teresa Ziviani parlerà sul Tema Grandi figure femminili : “In difesa di Lucrezia Borgia”

Il monastero del Corpus Domini a Ferrara  si trova nella città antica, al centro di un dedalo di viuzze, in una zona, nel medioevo, fra le più eleganti della città, a pochi passi dalla via di San Francesco e dal palazzo che gli Estensi possedevano su quella strada. Qui riposa Lucrezia Borgia, Signora di Ferrara e moglie di Alfonso d’Este, figlio di Ercole. Con questo matrimonio, il terzo, Lucrezia entra a far parte di una della Casate nobiliari più antiche e prestigiose d’Italia. La famiglia Este oppose dapprima  delle resistenze a questo matrimonio voluto dal Papa Alessandro VI, padre di Lucrezia, a causa delle  voci infamanti sul suo conto . Per superare queste reticenze il Papa impose il suo volere su Luigi XII, protettore di Ferrara, la cui approvazione avrebbe avuto un peso determinante nelle trattative. Alessandro VI ricattò il re precisando che avrebbe riconosciuto i diritti dei francesi sul trono di Napoli se egli avesse convinto gli Este ad approvare le nozze. Luigi XII fu costretto ad accettare, ma consigliò ad Ercole di vendere caro l’onore del suo casato, chiedendo una dote spropositata. Quindi il contratto di nozze venne stilato in Vaticano il 26 agosto 1501 e le nozze per procura a Ferrara avvennero il 1º settembre.  La  vita di Lucrezia a Ferrara, pur tra luci ed ombre , riscattò la fama di donna sensuale e non restia a prestarsi a nefandezze proprie della famiglia, dal padre Rodrigo Borgia al fratello  Cesare Borgia, detto il Valentino. Restò loro fedele anche da Signora di Ferrara, in particolare al fratello a cui la legava un affetto che la storia ha talvolta considerato incestuoso. Tuttavia accanto a tradimenti e avvelenamenti che offuscano  il suo soggiorno ferrarese, tra cui l’amore per il duca di Mantova e per Pietro Bembo,  il poeta le dedicò “Gli Asolani ” un’opera che disquisiva d’amore, Lucrezia fu anche donna di Stato e fervente cristiana. Il Baiardo la definì «una perla in questo mondo» aggiungendo che «era bella e buona e dolce e cortese con tutti» e che aveva «reso buoni e grandi servizi» al suo «savio e coraggioso marito”.

Da dove nasce la sua fama scandalosa? Le voci più insistenti che la raffigurano come «una specie di Messalina, intrigante, sanguinaria, corrotta, non succube, ma complice del padre e del fratello», vennero tramandate ai posteri nelle cronache del  Sannazzaro (che definì Lucrezia «figlia, moglie e nuora» del pontefice), e da altri autori del suo tempo, tra cui Johannes Burckardt di Strasburgo, italianizzato in Burcardo . Molti storici hanno infine cercato di ridimensionare le accuse di perversione rivolte contro di lei durante il periodo passato nella Roma dominata dai Borgia. Geneviève Chastenet, biografa francese di Lucrezia, scrive: «Ma ciò significherebbe dimenticare che si tratta di svaghi perfettamente consoni al costume rinascimentale».  Roberto Gervaso nel suo saggio sulla famiglia Borgia: «Se non fu una santa non fu nemmeno un mostro. Se non si fosse chiamata Borgia, non avrebbe avuto bisogno né d’avvocati difensori, né di postume e tardive riabilitazioni». L’immagine di Lucrezia come donna perversa e avvelenatrice  ci viene ancor più dalla letteratura dell’ ‘800. Nel febbraio 1833, fu rappresentata per la prima volta “Lucrezia Borgia”, tragedia di Victor Hugo, nella quale la duchessa di Ferrara viene descritta come archetipo di malvagità femminile, divenendo, «col favore tenebroso dei romantici, un’avvelenatrice e una Erinni” . Il dramma ispirò Felice Romani  che compose il libretto dell’opera omonima di Gaetano Donizzetti. Sulla stessa scia si imposta anche il ritratto di Lucrezia fornito da Alexandre Dumas padre, nel primo volume della serie “Les crimes celebres”: «La sorella era degna compagna del fratello. Libertina per fantasia, empia per temperamento, ambiziosa per calcolo…”. Alla prof.ssa Ziviani il compito di ribaltare questo giudizio.

 

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